Il mio orto in movimento a Casale di ScodosiaL’orto” in movimento” a Casale di Scodosia nasce nella primavera 2012. Premetto che sono molto molto ignorante in materia orticola perciò quasi tutto quello che racconterò deriva da osservazioni in loco e non da cultura personale pregressa né tanto meno scientifica sull’argomento. Già da tre anni, per dimenticanza abbiamo lasciamo andare in semenza parte delle piante di radicchio e di silene e quando abbiamo raccolto le foglie siamo stati ben attenti a non danneggiare le radici. Questa pratica ha fatto sì che radicchio e silene, che dimorano in letti attigui, si riproducessero autonomamente senza procedere a semina manuale da parte nostra e le piante si sono dimostrate molto resistenti al caldo, alla siccità ed al freddo invernale. Senza alcun tipo di irrigazione si sono riprodotte a meraviglia in questi ultimi tre anni ed hanno colonizzato il loro spazio diventando predominanti su altre erbe locali. Dunque la colonizzazione del piccolo territorio da parte del radicchio e della silene secondo me è avvenuta perché, nel primo anno di semina, abbiamo lasciato andare in semenza radicchio e silene e i semi cadendo in loco hanno infittito e aumentato la densità di piante e quindi l’anno successivo l’effetto si è ancora accentuato ed ora radicchio e silene formano un cotico erboso bello compatto che non teme la competizione di altre erbe e le piante sono così ben radicate che sopportano con facilità i rigori estivi . Solo qualche pianta di aneto, di borragine, di atreplice si è inserita ma non disturba e lasciamo che facciano compagnia a radicchio e silene. A partire da questa osservazione – constatazione mi è venuta voglia di estendere questa pratica anche ad altre piante orticole di uso comune e così sono state messe a dimora melanzane, peperoni, aglio, porri, cipolle, patate, piselli, prezzemolo, broccoli, salvia sclarea e normale, sedano selvatico, finocchio selvatico, aneto, coriandolo, erba madre, vari tipi di insalate, menta, … La terra per mettere a dimora tutte le piante è stata ahimè fresata ma è di sicuro l’ultima volta. Dopo avere messo a dimora queste piante orticole, ovviamente, ben presto, le erbe locali come malva, piantaggine, farinello o spinacio, graminacee, le piccole querce nate dalle ghiande dell’anno scorso e altre piante di cui ancora non conosco nome e uso hanno cominciato a fare il loro ciclo naturale di crescita. In particolare in quel pezzo di terreno il farinello o spinacio dei nostri campi è diventato molto prepotente. Molto è stato usato crudo nelle insalate e moltissimo come ingrediente principale di torte salate. Molte volte sono andata in orto a togliere a mano le erbe,radice compresa, attorno alle piante orticole perché avessero sufficiente sole e spazio per crescere, un po’ più distanti le ho però lasciate vivere. Mi piace toglierle a mano perché mi rendo conto e imparo un sacco di cose su quelle erbe che ancora non conosco per nome... sento quelle che pungono, che tagliano, quelle che hanno delle nervature… e le osservo tutte… mi rendo conto che alcune crescono di preferenza vicino ad altre, sempre le stesse, cioè scelgono la compagnia, alcune si intrecciano con altre , altre anche se vicine però mantengono la autonomia, e quello che mi piace tantissimo e che dopo un po’ le mie mani hanno tutti i profumi. Ogni erba ha un suo profumo e dopo averne toccate tante le mie dita sono una sinfonia di aromi. E ancora … quando alcune erbe anche alte 1 metro si lasciano strappare dalla terra senza fatica immagino abbiano radici molto poco profonde a differenza di altre che si alzano poco da terra e oppongono però una grande resistenza allo strappo. Laddove sono nate e cresciute sporadiche borragini le conservo. Il dilemma si pone quando due piante, che si desidera salvare, si stanno disturbando l’una con l’altra e allora bisogna scegliere se tenere una o l’altra, il criterio di scelta viene naturale... si terrà quella più rara, che ha dimostrato più difficoltà ad ambientarsi… a riprodursi …. Altra cosa che mi piace è la sicurezza che acquisisce, con l’esperienza, la mano che discerne senza indugio quello che desidera tenere da quello che è daeliminare e conosce il modo più efficace con cui affrontare l’estirpazione. Le piante levate le distendo nelle interfile a fianco di quelle da salvare…. stanno facendo una ottima pacciamatura che è diventata paglia ! A fianco del recinto grande c’è il sancta sanctorum, recinto di circa 12 metri quadrati in cui metto a dimora le piante uniche, le più difficili da riprodurre, le più preziose: 1 pianta di sedano selvatico regalatami da un contadino del luogo, alcuni semi di mais portati dal Libano, altri semi non conosciuti portati dal Libano, la perilla, il cotone, alcuni broccoli dalla sicilia. |
S.E.M.I.
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